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Publié par Alessandro Zabini

 

Nella notte fragrante di profumi di fiori selvatici nel vento, sul ponte di un piroscafo diretto a Calcutta che aveva imboccato la foce dell’Hugli, si scorgeva «un uomo di forse trent’anni alto e slanciato, dalla figura agilissima e supremamente elegante nell’abito europeo di lana bianca, attillato e di taglio irreprensibile. Il viso, nell’ombra, lasciava scorgere soltanto una folta barba nera tagliata in tondo, e due occhi scintillanti nel colore scuro della pelle: un turbante leggero di seta bianca striata di rosso e azzurro e sormontato da un pennacchio di leggere piume di marabù gli copriva il capo» (I, 2).

Così è descritto Rama Sahib, la Tigre della Jungla Nera, protagonista del romanzo omonimo. Mahrajah indiano spodestato, Rama Sahib torna in India dopo un lungo esilio in Gran Bretagna per sconfiggere l’usurpatore Kanihami e riconquistare il trono di Dacca con l’aiuto del proprio popolo, nonché dei Santal, dei «Dravidi», dei «Sik» e dei Molanghi delle Sunderbunds.

 

 

Nel compiere tale impresa, Rama Sahib è assistito dal «cagnone» Selim Kimy e da alcuni seguaci: il fedelissimo Sagapar; Algarymi, che nella Jungla Nera ha «imparato a cacciate la tigre e il serpente», a guardarsi «dai caimani ed a seguire la corrente del fiume sacro che trascina al largo le salme degli indiani per purificarle dalle colpe», e «sopratutto ad amare la libertà più sconfinata» del suo popolo «forte e sventurato» (I, 5); il «colossale» Sym «un meticcio di chi sa quali razze nelle cui vene scorreva sangue di malese e di dajaco, di indiano e di cinese forse […] una figura colossale, seminuda, dal petto villoso e bronzino, dalle amplissime spalle sviluppate come quelle di un ciclope, dai muscoli possenti che pareva volessero far scoppiare la pelle […] una figura tozza e massiccia dal largo sorriso aperto su di una bocca larga come un forno, fornita di due rastrelliere di denti poderosi e bianchissimi (I, 18-19). Sono alleati di Rama Sahib anche Kawnapuri, capitano di un rimorchiatore, e Frantz, un giovane olandese, enigmatico e flemmatico, il quale afferma di essere «un giornalista, in cerca di avventure» (V, 20) e  ha «le mani legate detro la schiena, sì che il suo petto aitante veniva ad essere ancora più sporgente e lasciava intravvedere la solida muscolatura di sotto il leggero abito di tela bianca» (III, 7).

Ricambiato, Rama Sahib ama Tatiana, principessa russa dei Carpazi, la quale, «alta, assai distinta, dai lineamenti finissimi, la pelle un poco abbronzata dal sole, poteva avere poco meno di una ventina d’anni; forse diciotto od anche solo diciassette. Assai sviluppata, robusta ma non grassa, ben modellata, poteva dirsi veramente una bellissima ragazza» (VI, 21).

Oltre a Kanihami e ai Britannici, di cui l’usurpatore è alleato, sono nemici di Rama Sahib i thugs, adoratori della dèa Kalì, il cui gran sacerdote, Nagabehar, si finge dapprima suo alleato per poi tradirlo. «Indiano di statura piuttosto alta, magro e secco come una canna, col mento coperto da una barba rada e brizzolata», l’anziano capo degli strangolatori ha uno «sguardo […] vivissimo e cattivo, quasi feroce, Da sotto le ascelle e sino all’altezza dei ginocchi» è «avvolto in una specie di manto di seta gialla trapunto in oro e pietre preziose; e nel mezzo, sul petto», spicca «la strana figura del serpente con la testa di donna: la stessa strana figura che formava il motivo predominante delle decorazioni che si vedevano sulle pareti e sulla stessa tavola di raro legno finemente intarsiato» (III, 7).

 

 

La casa editrice Edizioni Illustrate Americane, fondata a Roma nel 1928 da Luigi Bellini, pubblicò il romanzo nel 1931, in venti fascicoli settimanali di ventiquattro pagine in formato cm 22 x 25, con copertina in tricromia illustrata da Tancredi Scarpelli (1866-1937), prolificissimo disegnatore e illustratore di serial e di romanzi anche per la casa editrice Nerbini. Nel 1935-1936 essa lo ripubblicò in venti fascicoli settimanali di sedici pagine in formato cm 17 x 25 con testata diversa e con le illustrazioni di Scarpelli riprodotte in formato ridotto e inserite in una cornice grafica diversa, come nella copertina del numero sedici, riprodotta sotto.

Anche se in quarta di copertina fu presentata come una delle «migliori produzioni della letteratura avventurosa americana», la narrazione era opera di Fernando Bellini (1903-1974), figlio dell’editore, chimico, poliglotta, traduttore, romanziere e direttore responsabile della casa editrice. Oltre a tradurre le serie tedesche Winoga, Occhio di Falco (1929-1930), Sir Ralf Clifford, l’uomo invisibile, o l’eredità misteriosa del fachiro (1929) e Le avventure di Rolf Torring, il più grande avventuriero del mondo (1932), Bellini scrisse per le Edizioni Illustrate Americane numerose serie originali, incluse Le nuove avventure di Lord Lister, il ladro gentiluomo (1930-1931), Mister John Palmer, Capo del Club dei Sette (1930-1931), Peter Johnson, il pilota della Stella d’Oro (1931), William King, il re degli avventurieri (1931), Vita e avventure di Buffalo Bill (1934), Lord Lister contro Nick Carter (1934-1935), Pugno di Ferro e Tom Barlett, gli amici di Winoga (1934-1935), J.C. Raffles: ultimissime avventure di Lord Lister (1935-1936), The Pony Express, la folgore della Prateria (1936).

 

 

Basterebbero i titoli e gli indici delle serie e dei romanzi a suggerire ciò che l’analisi e il confronto dei testi e delle illustrazioni dimostra: «alla base di ogni romanzo, ma soprattutto del romanzo popolare e d’avventura, sta un insieme di motivi, di miti archetipi (magari agganciate in coppie oppositive, come l’altrove esotico e il mito del chiuso, nave, casa, isola ecc.), di situazioni chiave (l’agnizione), oppure la femmina angelo-demone, l’oggetto talismano, l’attività dello scrittore è una sorta di operazione di sintassi o a-sintassi, in cui ogni motivo vale in quanto valgono le possibilità combinatorie […] lo scrittore d’avventura è in primo luogo imitatore di se stesso e le fasi dell’operazione […] sarebbero reperibili anche all’interno del solo macrotesto mottiano o salgariano. La vera avventura impossibile sarebbe cercare l’autenticità in un universo per sua natura mimetico, ripetitivo, come cercare l’immagine vera nel castello degli specchi» (*) .

Questo procedimento, applicato con evidente consapevolezza da Bellini, si osserva esaminando Rama Sahib, la Tigre della Jungla Nera, costruito con un montaggio di temi, situazioni, immagini e personaggi tratti dalla narrativa di Emilio Salgari, che ha foggiato tutto l’immaginario avventuroso italiano della fine dell’Ottocento e della prima metà del secolo scorso. Attingendo alle opere dello scrittore veronese e imitandone lo stile, Bellini partecipa alla costruzione di quella sorta di immenso repertorio avventuroso d’immagini e di figure di derivazione salgariana che è stato edificato dai suoi numerosi epigoni.

 

 

Infatti, considerando unicamente alcuni elementi tratti da I misteri della Jungla Nera, nel romanzo a fascicoli si trovano le Sunderbunds, l’Hugli e la Jungla Nera, la tempesta, le foreste e le fiere, il ramsinga, «lunga tromba formata da quattro tubi di metallo» (III, 7), la pagoda, il tempio, la dèa Kalì, il rapimento e il sacrificio umano, la setta dei Thugs, ciascuno dei quali ha sul petto «il caratteristico tatuaggio del serpente con la testa di donna» e «attorno alla vita il terribile laccio […] in capo al quale, come è noto, è legata una palla di piombo per imprimere la direzione nel lancio ed il moto rotatorio intorno al collo della vittima designata» (VIII, 4), frasi ricorrenti come «Era tempo!» o «un nutrito fuoco di fucileria», e descrizioni come quella del banian: «Dopo circa un’ora di cammino nella jungla, la colonna arrivò senza incidenti al banian di cui aveva parlato Sagapar. I banian, chiamati anche fichi delle pagode, sono gli alberi più strani che si possano immaginare: giganteschi, hanno innumerevoli rami che si tendono orizzontalmente e dai quali scendono sottilissime radici aeree le quali, come toccano la terra, vi si affondano ingrossandosi rapidamente; e così, i rami generando nuove radici, formano altri tronchi sempre più lontani, in modo che un solo banian costituisce in breve tempo una completa piccola foresta che ricopre una assai vasta estensione di terreno. Tra i bizzarri colonnati vegetali, i sacerdoti di Brahma collocano i loro idoli» (III, 11).

Analogamente, Rama Sahib ricorda Sandokan, Selim Kimy è un cane come Punthy, ma grosso, intelligente, bellicoso e fedele come la tigre Dharma, Algarymi è simile a Tremal Naik, Sagapar a Kammamuri, e Frantz a Yanez, mentre Sym ricorda Moko, il gigantesco compare di Carmaux e Wan Stiller, seguace del Corsaro Nero. La principessa Tatiana, rapita come Ada Corishant e di nobili origini come Surama, è l’amata di Rama Sahib come Marianna lo è di Sandokam.

 

 

Benché i suoi personaggi non abbiano il rilievo e il fascino di quelli salgariani, la maniera di Fernando Bellini non appare inferiore a quella degli altri epigoni salgariani, come si potrà osservare ne Le pagode misteriose, piccola antologia di passi di alcuni di costoro a confronto.

Il comprimario principale di Rama Sahib è Selim Kimy, il grosso cane di Sagapar, che subito gli si affeziona e poi lo accompagna e lo assiste nelle le sue avventure, combatte al suo fianco, massacra i suoi nemici e spesso compare a salvarlo oppure interviene a risolvere le situazioni più ardue. Purtroppo anche Bellini ricorre assai di frequente a un abusato espediente tipico della narrativa avventurosa esotica: quando non si sa cosa inventare, o come sviluppare la trama, o come riempire un po’ di pagine per allungare il racconto, si propinano superflui, inverosimili e diseducativi scontri con una o più belve, tanto feroci e pericolose da essere facilmente e brutalmente massacrate.

 

 

Rama Sahib, la Tigre della Jungla Nera

Indice dei fascicoli e dei capitoli

 

Fascicolo 1. Stirpe di Mahraja

1. Alle foci dell’Hugli. 2. La congiura dei traditori. 3. L’isolotto galleggiante. 4. Sulle tenebre del fiume. 5. La Jungla misteriosa.

Fascicolo 2. Due potenze in conflitto

1. Le belve della Jungla. 2. L’orang-utang. 3. Il tradimento. 4. Le freccie [sic] avvelenate. 5. Il prigioniero bianco.

Fascicolo 3. Di fronte al capestro

1. Nella pagoda misteriosa. 2. La dea degli strangolatori. 3. Selim, cane eroico. 4. Patti inesplicabili. 5. Un uomo impassibile.

Fascicolo 4. Il Re della Jungla

1. Tra due fuochi. 2. Una strana sparizione. 3. Una terribile tortura. 4. Selim Kymi fa prodigi. 5. Dalla padella alla brace?

Fascicolo 5. La danza dell’elefante

1. Alla deriva. 2. Un incontro pericoloso. 3. Le devastatrici. 4. Le tartarughe umane. 5. A colpi di zanna.

Fascicolo 6. La Jungla in fiamme

1. Un ardito stratagemma. 2. Il velo insanguinato. 3. Sulle orme dei banditi. 4. Astuzia di mahraja. 5. Tra ferro e fuoco.

Fascicolo 7. La foresta insidiosa

1. Intesa di due cuori. 2. La congiura dei traditori. 3. L’isolotto galleggiante. 4. Sulle tenebre del fiume. 5. La Jungla misteriosa.

Fascicolo 8. I seguaci di Kalì

1. Amici traditori. 2. Un soldato chiacchierone. 3. La volpe e il lupo. 4. Amara sorpresa. 5. Amore che salva!

Fascicolo 9. La tortura del fuoco

1. Un arresto sbagliato. 2. La bevanda magica. 3. La scomparsa di Frantz. 4. Una spaventosa burrasca. 5. A lento fuoco!

Fascicolo 10. La grotta delle tigri

1. Un poliziotto… in erba. 2. Fra l’incudine e il martello. 3. Una misteriosa avventura. 4. Uno sbarco imprevisto. 5. Tra le belve affamate.

 

 

Fascicolo 11. L’albero della morte

1. La sorgente pericolosa. 2. Esercitazioni nemiche. 3. Una trincea di baionette. 4. Un uomo in mare! 5. Selim all’ordine del giorno.

Fascicolo 12. La torre degli avoltoi [sic]

1. Il tranello. 2. Rama corre ai ripari. 3. Alla reggia di Kanihami. 4. L’orribile supplizio.

Fascicolo 13. La pazzia del rajah

1. Il ratto di Tatiana. 2. La fumeria di Ti-Ciang-Liù. 3. Le stranezze di Kanihami. 4. Una potente alleata.

Fascicolo 14. La crociera infernale

1. Un ardito complotto. 2. La pietra che parla. 3. Gli uccelli bianchi. 4. L’audace impresa. 5. La crociera infernale.

Fascicolo 15. Una notte d’angoscia

1. Il brutto tiro dell’aviatore. 2. L’olandese si tradisce. 3. Sulle traccie del traditore. 4. L’assedio del rinoceronte. 5. Il fratello di Frantz.

Fascicolo 16. I mangiatori di uomini

1. La storia dei due olandesi. 2. Un colpo ben riuscito. 3. Lo stagno degli alligatori. 4. L’assalto delle tigri. 5. L’inseguimento. 6. L’ultimo saluto dell’olandese.

Fascicolo 17. Il drago verde

1. I viottoli pericolosi. 2. Un passaggio misterioso. 3. Oscure minacce. 4. Selim non fa complimenti. 5. Un provvidenziale incontro.

Fascicolo 18. La tomba dei giaguari

1. Giocando d’astuzia. 2. La rivincita di Sym. 3. Nei misteriosi sotterranei. 4. La liberazione di Sym. 5. Salvato in tempo.

Fascicolo 19. I tagliatori di teste

1. L’esercito di Rama Sahib. 2. La squadra inglese. 3. Gli Andamani. 4. Il pitone e la scimmia.

Fascicolo 20. L’imboscata sul fiume

1. La festa di Barisal. 2. Sulla via di Dacca. 3. L’assalto alla città. 4. La morte dell’usurpatore. 5. Conclusione.

 

 

(*) Paola Azzolini, «La Grande Tormenta: del discepolo Motta», in Omaggio a Salgari: “Io sono la tigre”, Atti del convegno nazionale di Verona, 26 gennaio 1991, nell’ottantesimo anniversario della morte del romanziere, a cura di Silvino Gonzato, Verona, novembre 1991, pp. 107-108.

Per ciascuna citazione da Rama Sahib, la Tigre della Jungla Nera sono indicati fra parentesi il fascicolo in numero romano e le pagine in numeri arabi.

Le notizie sulle Edizioni Illustrate Americane, sulle sue serie e su Fernando Bellini sono tratte da Franco Cristofori e Alberto Menarini, Eroi del racconto popolare prima del fumetto, con scritti di Bernard Goorden e Peter Wanjek, 2 voll., Bologna, Edison, 1986, I, pp. 232, 270-271, 319, 320-321; II, pp. 59 ss., 145, 146, 171, 219, 329, 344, 378, 379, 380, 381, 384-385, 392, 395.

 

 

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