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Publié par Alessandro Zabini




Inebriato, come se un fluido pulsante lo pervadesse vertiginosamente, Simon Kenton traboccava di una dolcezza ineffabile. A sedici anni, gli era accaduto qualcosa che stava per cambiare il suo destino.

Era innamorato perdutamente di Ellen Cummmins, una ragazza bella e attraente, figlia di un fittavolo amico di suo padre, che viveva nelle vicinanze. Per giunta, gli sembrava che la ragazza ricambiasse il suo affetto.

Sapeva che Ellen si lasciava corteggiare anche da William Leachman, un giovane che aveva alcuni anni più di lui, forse diciannove, giacché era nato fra il 1750 e il 1753: i Kenton erano nei rapporti più cordiali anche con la sua famiglia. La ragazza frequentava entrambi i giovani. A ciascuno riferiva quel che l’altro diceva di lui, e quali complimenti le faceva. Si era impegnata con William, ma al tempo stesso aveva promesso di sposare Simon. Perciò questi era convinto che fosse davvero innamorata di lui. Tremante, obnubilato, era travolto da un’inquietudine che neppure la libertà spensierata e senza vincoli dei boschi riusciva a placare. Prima di conoscere Ellen, non aveva mai desiderato nulla più di questa libertà, per la quale aveva rifiutato la scuola e il lavoro.

I poveri, a quell’epoca, avevano fin troppe preoccupazioni: non si vergognavano affatto di essere ignoranti. L’istruzione era riservata quasi esclusivamente ai religiosi, agli avvocati e ai mercanti, oppure ai ricchi latifondisti, che si trasmettevano di padre in figlio i vasti possedimenti. Le scuole pubbliche erano pressoché sconosciute nelle colonie meridionali. Ma non era stato per la povertà della famiglia Kenton, se Simon era rimasto analfabeta.

Infatti i suoi fratelli, William, John e Mark Jr., avevano imparato a leggere, a scrivere e a far di conto. Lui, invece, aveva frequentato poco la scuola: forse per mezza giornata soltanto. Vi era stato mandato, ma la detestava: preferiva i divertimenti, come la pesca. Perciò l’aveva marinata, per vagabondare od oziare nei boschi e nelle campagne.

Oltre che vagabondo, Simon era indocile e indipendente. Suo fratello Mark lavorava per il latifondista Richard Graham, di cui era una sorta di agente, quindi era piuttosto incline a darsi parecchie arie. Ebbene, una domenica, vestito con il proprio abito migliore, Mark aveva ordinato a Simon di sellargli il cavallo e di condurglielo. Simon aveva obbedito, ma dopo avergli portato il cavallo, lo aveva sferzato, anziché smontare, ed era scappato. Molto irritato, il superbo Mark Jr. aveva minacciato di picchiarlo personalmente. Perciò Simon era rimasto per alcuni giorni alla fattoria di alcuni vicini. In seguito, suo padre, Mark il Vecchio, gli aveva mandato a dire che se fosse ritornato con il cavallo, non sarebbe stato punito.

A parte lavorare un poco alla fattoria, aiutando il padre a coltivare il mais e il tabacco, Simon non faceva pressoché nulla: in realtà, non aveva mai eseguito un’intera giornata di lavoro regolare in vita sua.

Una volta, Mark il Vecchio gli aveva consegnato una scure e lo aveva incaricato di abbattere un albero, per poi ricavarne pali da recinto. Dopo avere abbattuto l’albero e avergli mostrato in che modo tagliare i pali, se n’era andato. Allora Simon si era seduto sul tronco a meditare il problema. Aveva una naturale avversione per i lavori monotoni, faticosi e ingrati della vita contadina, perciò non aveva tardato a giungere ad una conclusione: «Io lavorare?» aveva detto risolutamente a se stesso. «Nossignore: prima morirò!»

Tuttavia, dal momento in cui per la prima volta aveva osservato Ellen da una prospettiva nuova e diversa, tale da cambiare anche la sua percezione di se stesso e di tutto ciò che gli stava intorno, rivelandogli come improvvisamente straordinario anche ciò che conosceva da sempre, Simon non si accontentava più delle scorribande nella foresta: ormai questa libertà e questa indipendenza non gli bastavano più, anche se gli sembrava di non essere mai stato tanto vivo.

Pensava sempre estaticamente ad Ellen. Era stordito da un affetto che escludeva ogni altra attenzione. La desiderava continuamente. Bramava di esprimerle la propria tenerezza. Quando non era con lei, ne ricordava
con tumultuoso struggimento lo sguardo e il profumo. Il desiderio di abbracciarla lo straziava dolcemente. Si chiedeva che sapore avesse la sua bocca, e come sarebbe stato bello annegare nei suoi baci.

Era da tempo in preda a questa ebbrezza quando seppe, senza preavviso, che Ellen aveva deciso di sposare William Leachman. Mancava ormai poco alle nozze: il giorno era già fissato.

Al pari di molti altri amanti sfortunati, Simon si sentì distrutto e offeso. Giacché era di temperamento focoso, oltre che innamorato per la prima volta, si recò, senza essere invitato, al matrimonio, dove l’allegria e il buonumore avevano prevalso fino al momento della sua intrusione.







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