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Publié par Alessandro Zabini





In un libro composto con molti elementi tratti dalle tradizioni gallesi, ovvero Vita Gildae (circa 1140), di Caradoc di Llancarvan, compare l’etimologia di Glastonbury utilizzata successivamente da Giraldo. Si tratta di una biografia inattendibile del monaco e storico britanno Gildas, composta per conto dei monaci di Glastonbury, i quali, risoluti a consolidare e ad accrescere il prestigio della loro abbazia collegandola ai sovrani e ai santi più famosi e più onorati, non potevano più ignorare Arthur, divenuto famosissimo e stimatissimo in seguito alla pubblicazione, nel 1135, della Historia regum Britannie di Goffredo di Monmouth.

Nella sua opera, infatti, Caradoc colloca a Glastonbury, falsamente, sia Gildas sia Arthur, inaugurando così una lunga serie d’invenzioni. In essa si racconta, fra l’altro, di come Arthur assediò Glastonia (ile de Verre o Urbs vitrea) per liberare la sua regina, Guennuvar, che vi era stata condotta da re Melvas dopo essere stata rapita. L’intercessione dei monaci favorì la liberazione della regina e la riconciliazione fra i due sovrani.

«Glastonia era chiamata anche Ynisgutrin, ed è questo il nome che le davano i Bretoni del luogo: il bretone ynis corrisponde al latino insula e gutrin significa vitrea», afferma Caradoc, per spiegare il significato e l’origine del toponimo. «Dopo l’arrivo degli Angli e l’espulsione dei Bretoni, ovvero i Gallesi, il nome divenne Glastigberi, corrispondente al nome antico, giacché l’anglo glas corrisponde al latino vitrum e beria a civitas. Da ciò Glastiberia, vale a dire Vitrea civitas».








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