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Publié par Alessandro Zabini






Forse Ganhumara era il suo nome più antico, il nome pitto—forse il nome sacerdotale. Era così chiamata, forse, perché regina dei Pitti, la gente bianca—donne dalle bianche braccia e dalle bianche fronti—pallore simile a quello delle montagne innevate del loro paese, la Scozia, Albanach—l’Alba dei Pitti—come bianco era il colore degli indumenti che indossava in qualità di sacerdotessa nella celebrazione dei riti.

Ella era detta anche Gwenhwyvar, forse «spettro bianco», oppure «incantatrice», o forse «Illusione Bianca», che sembra essere il nome di una Dèa Bianca, o Sacerdotessa Bianca pagana.

Al pari di molte altre donne di Britannia prima e dopo di lei, Ganhumara era una sovrana consacrata di prestigio immenso, una regina combattente che poteva condurre i guerrieri in battaglia, e collezionava le teste imbalsamate dei nemici, portandole seco per contemplarle spesso—Una regina dei Pitti nata in Scozia, o forse a Gorre, figlia del re di Gorre, re Ogre, o anche Orco Re, signore dell’Oltretomba.

Figlia senza madre, vestiva di verde antico perché era una druidessa sacra, allevata e istruita, forse, da Niniane, o Vivian, la Dama del Lago—lago che era il Mare d’Irlanda—allevata e istruita a Gorre, l’Isola della Gioia, la Maiden Land, o Isola delle Vergini, isola delle sacerdotesse—l’Isola di Man, l’Isola delle Donne, «dimora ancestrale delle più antiche tribù pitte», «simboleggiata dal triskelion, tre gambe entro una ruota, ovvero il tripode, che raffigura uno dei più antichi centri oracolari del mondo»—O forse fu allevata e istruita al castello del Graal, ad Avalon.

Qui, forse—come Morgue e come la Dama del Lago, sacerdotesse pitte—Ganhumara imparò a leggere e a scrivere con Merlino, che fu anche maestro di Anguselus, di Gualguanus e di Perceval. La sua missione politica fu forse quella di propiziare l’allenza fra Britanni e Pitti: fra Arthur, da una parte, e Gualguanus e Anguselus—ma non Urien—dall’altra.

Proprietaria di due vaste regioni della Britannia, in Scozia e in Galles, portò in dote a re Arthur la Tavola Rotonda—che «si trovava all’interno della sua proprietà reale»—e Gorre, ovvero la remota isola di Man, un tempo appartenuta ad un suo antenato, oppure a suo padre, ma conquistata di recente da un suo malvagio avversario, che l’aveva sottratta al Re Pescatore. Per prendere possesso delle sue terre, occorreva consumare il matrimonio.






Note

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