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Publié par Alessandro Zabini

 

 

 

«Ma era verso il Nord che Howland guardava. Dalla cima di una grande cresta montagnosa, sulla quale era salito, guardava intento la bianca solitudine che si stendeva per mille miglia fino al Mare Artico. Debolmente, nel triste silenzio della notte d’inverno, giunse al suo orecchio il tenue suono sibilante dell’aurora boreale, che cantava la sua antica canzone nella volta celeste, e mentre contemplava le fredde fiammate che si propagavano come pallide frecce nel cielo lontano, ed ascoltava la sua musica sussurrante di solitudine e di mistero infiniti, lo assalì lo strano sentimento che tutto questo gli facesse cenno e lo chiamasse… e gli dicesse che lassù, molto vicino alla fine della terra, lo attendeva tutto quello che aveva sognato e sperato da quando era giunto all’età in cui si comincia a regolare il proprio destino.»

 

 

Danger Trail

 

 

 

«Si fermò e rivolse di nuovo lo sguardo verso il Nord. Le sue miriadi di stelle, bianche e tremolanti, l’inafferrabile giuoco delle luci misteriose sorvolanti sul polo, ed il buio confine del wilderness oltre il fiume contenevano un fascino sempre più grande. Dal mattino, quando aveva guardato il wilderness per la prima volta in vita sua, un nuovo sangue era entrato nelle sue vene, e si era detto che quello era il meraviglioso mondo che rappresentava il successo e la fortuna. Non aveva mai sognato che gli sarebbe riservata una gioia di vivere così intensa; che l’atto di respirtare, di vedere, di guardare quelle meraviglie, nella cui formazione le sue mani non avevano avuta alcuna parte, lo avrebbe riempito di indefinibile piacere.»

(James Oliver Curwood, La pista pericolosa, traduzione di gastone Rossi, Milano, Sonzogno, 1927.)

 

 

 

 

 

DangerTrail01

 

 

 

DangerTrail02

 

 

 

(James OLiver Curwood, The Danger Trail, New York, McKInlay, Stone & Mackenzie, 1910.)

 

 

 

 

 

 

 


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